ICO è l’acronimo di Initial Coin Offering. E quindi? I rumors attorno a questo argomento fanno da sottofondo alle nostre giornate. In un modo o nell’altro chiunque ci si è imbattuto e, chi non l’ha fatto, ha già letto la parola criptovaluta, wallet, blockchain. Cosa c’entrano? Sono correlate a questo argomento, ma partiamo dall’inizio.
ICO: Cos’è? La definizione
Le basi, quindi dalla definizione. Initial coin offering è un’offerta iniziale di denaro, ICO. Per come la vediamo, rapportandola quindi al crowdfunding, non è altro che una nuova forma di raccolta fondi: consente al progettista di ottenere denaro a fronte dell’emissione di una moneta virtuale.
Viene naturale chiedersi come funziona, nel dettaglio: è possibile avere denaro emettendo una moneta virtuale? Sì.
ICO: come funziona
Per capire in che modo opera vorremmo paragonare queste ICO ai vecchi bollini che si prendevano facendo carburante: ad ogni euro speso si riceve in cambio un buono, un “GasolineCoin” se vogliamo dargli un nome. Questi buoni possono essere spesi in un altro distributore della stessa compagnia, ma i “GasolineCoin” hanno un valore diverso rispetto al pagamento in euro (es. per un pieno ci vogliono 100 “GasolineCoin”).
Arrivati a questo punto sembra tutto molto semplice: tutti abbiamo fatto almeno una raccolta punti nella nostra vita.
Dov’è la differenza quindi? Il GasolineCoin è una moneta virtuale emessa da una determinata compagnia di distributori di carburante garantita da un sistema di blockchain. Quindi può essere scambiata. Essendo una moneta virtuale è custodita nel portafoglio virtuale (definito in inglese wallet) e, se non volessimo usarla per fare carburante, potremmo rivederla online. Senza scendere nei dettagli sul come rivenderla, si raggiunge la conclusione: l’automobilista che fa il pieno ottiene dei bollini che può usare per un’ulteriore pieno o può rivenderli, negoziando sul prezzo e avendo quindi un doppio vantaggio.
ICO e crowdfunding?
Questo sistema non si discosta dal reward crowdfunding: il progettista chiede fondi per finanziare la sua idea e incentiva la donazione offrendo ricompense. Una ICO si comporta nello stesso modo dando come ricompensa dei bollini, che prendono il nome di token, ciascuno dei quali corrisponde ad una unità di una nuova moneta virtuale emessa dalla start up o PMI e garantita da un sistema di blockchain. Questi token potranno quindi essere utilizzati per fruire di un servizio creato dalla start up oppure potranno essere rivenduti o comprati acquisendo valore intrinseco.
Le ICO presenti sul mercato sono moltissime e altrettante sono le monete virtuali emesse oltre a quelle che già conosciamo: Bitcoin e Ethereum.
ICO e regolamentazioni
I fenomeni, vecchi o nuovi che siano, devono essere regolamentati. In questo caso, solo l’anno scorso, la SEC (Securities and Exchange Commission) l’organo di vigilanza USA ha rilasciato una relazione investigativa sul mercato delle ICO che pone un freno sulla sua adozione negli Stati Uniti.
La SEC si è interessata alle ICO a causa di The DAO, un’organizzazione autonoma decentralizzata digitale, che ha lanciato la vendita della loro moneta virtuale (i token DAO) e ha successivamente visto rubato parte dell’investimento. The DAO aveva offerto dei diritti patrimoniali a chi acquistava i suoi token, promettendo che i soldi raccolti sarebbero stati investiti in altre società o progetti. Gli investimenti sarebbe stati scelti dai proprietari dei token e avrebbero potuto beneficiare dei possibili profitti generati. L’indagine ha determinato che i token DAO rappresentano dei titoli così come definiti dal Securities Act del 1993 e dalla Securities Exchange Act del 1934. Di conseguenza la vendita dei token tramite ICO deve essere assoggettata alla normativa USA che regola l’emissione e il collocamento dei titoli.
ICO e l’Italia
Abbiamo parlato degli Stati Uniti, della SEC, ma in Italia? Ci sono regolamentazioni? All’inizio di maggio si è svolta la Fintech Innovation: due giorni per fare il punto sulle opportunità per lo sviluppo economico dell’Italia. L’argomento ICO è stato trattato dal Dottor Giorgio Gasparri, avvocato dell’Ufficio Studi Consob e docente di Diritto dei Mercati Finanziari presso l’Università di Napoli Federico II.
“Credo che nell’arco di qualche mese, non di qualche anno, ma di qualche mese, ci sarà una definizione più chiara dei confini e dei limiti di legittimità di queste operazioni.”
Ha dichiarato Gasparri. Dovremmo aspettarci a breve novità.